Il carnevale è il periodo di feste precedente la Quaresima ed è stato collocato nel calendario liturgico tra l’Epifania e le Ceneri. Nel calendario folklorico, la data d’inizio varia secondo i luoghi, però i festeggiamenti si concentrano nei giorni di giovedì grasso, domenica, lunedì e martedì prima delle Ceneri.
E’ una festa dalle origini antiche latine e greche; di allora sono le “Saturnalie“, feste che contrassegnava il passaggio dall’inverno alla primavera.
Durante i festeggiamenti , per la fine della stagione fredda e l’arrivo della stagione più mite, ci si mascherava e si assisteva a rappresentazioni teatrali dense di significati simbolici.
La maggior parte degli autori è concorde nel dire che la parola “carnevale” è derivante dal latino carnis laxatio , evolutosi nell’italiano antico “Carnasciale“, con il significato di “abbandono della carne“. Non si comprendere se si debba intendere come l’astensione dalle carni come alimento o come atto carnale.
Sta di fatto che il periodo di carnevale, contempla nell’immaginario collettivo l’idea della trasgressione.
Tempo di carnevale, quindi di feste in maschera, di carri allegorici e di dolcetti. I dolci di carnevale sono preparazioni molto ricche di grassi e sono diversi a seconda della regione in cui ci si trova.
Frittelle con dadini di mele, uvette, pinoli, tortelli dolci, frappole e chi più ne ha più ne metta!
Ma i dolci di carnevale come possono essere introdotti nella nostra alimentazione senza conseguenze? Possono essere consumati anche dai nostri bambini?
Il vero problema dei dolci tipici del carnevale è il metodo con cui vengono cotti, la maggior parte viene fatta friggere in olio bollente o strutto e anche se permangono per poco tempo a contatto con il grasso di cottura questo ne innalza il potere calorico. Il problema sarebbe di poco conto se questi dolci fossero presenti sulle nostre tavole solo 2-3 volte all’anno, ma i prodotti tipici del carnevale sono in vendita subito dopo le feste natalizie e alcune volte rimangono sui banchi delle panetterie sino a quaresima inoltrata.
Attenzione quindi alla quantità e alla frequenza con si mangiano o si somministrano ai bambini. Quindi, come ripetiamo spesso noi di adieta.it, occorre utilizzare l’intelligenza cercando di privilegiare quelli meno calorici e di non abusarne in quantità: la regola dell’assaggio con moderazione resta sempre la più valida. Mediamente 100 grammi di frappe (dolce tipico di questo periodo): contengono circa 15 grammi di proteine, 15 grammi di lipidi e 65 grammi di glucidi con un valore calorico di circa 450 kcal .
Consigli per friggere bene
Se decidete di preparare in casa i dolcetti di carnevale ecco alcune regole per una frittura a regola d’arte.
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Specialità regionali
Vediamo alcune specialità tipiche regionali di questo periodo.
Campania
Per carnevale in Campania si mangiano le chiacchiere (o pampuglie), le zeppole (ciambelline fritte e ricoperte da miele) e gli struffoli (minuscole palline di pasta fritte, ricoperte di miele caldo e confettini).
Emilia Romagna
In Emilia sono famose le sfrappole, prodotto di pasticceria fritto, confezionato con farina, strutto, uova, zucchero e vino bianco; le castagnole, palline fritte e spolverate di zucchero. Il nome pare derivi dalla loro forma tondeggiante che ricorda vagamente una piccola castagna.
Nella provincia di Piacenza ci sono anche i famosi “turtlit” il cui ripieno è composto da: cacao amaro, castagne cotte, mostarda, marmellata, gherigli di noce, rum e amaretti.
Lazio
Le tradizionali strisce di pasta, tagliate a losanghe o legate a fiocco, quindi fritte nell’olio e ricoperte di zucchero sono dette “frappe“. La tradizione sembra risalire alle frictilia, dolci fritti nel grasso di maiale che nell’antica Roma venivano preparati proprio nel periodo di carnevale .
Lombardia
A Milano le frappe si chiamano chiacchiere, dolci preparati con farina, strutto, uva e zucchero.
Toscana
A Firenze si mangiano i cenci toscani sono preparati con farina, uva, zucchero liquore, vino bianco e burro.
Umbria
Durante il carnevale in Umbria si possono gustare gli struffoli, preparati con miele, zucchero e frutta candita. Un’altra tipica ricetta umbra è la cicerchiata, realizzata con palline di pasta avvolte nel miele profumato all’arancia, il tutto guarnito con canditi e confetti.
Piemonte
Le palline di pasta fritte, arricchite di uvetta e aromatizzate con scorza di limone, sono note come “friciò“.
Puglia
Ci sono le “cattas“, note anche come zippulas , ciambelline a spirale di pasta aromatizzata con zafferano e arancia, fritte e cosparse di zucchero.
Trentino Alto Adige
Il dolce tipico di questo periodo in Trentino Alto Adige pare sia di origine austriaca: il krapfen. Dolce a forma di palla confezionato con pasta lievitata, farcito con marmellata, fritto nello strutto, quindi cosparso di zucchero.
Veneto
Venezia propone le “fritole“, frittelle arricchite di uvetta e pinoli.