L’Autoritá europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha oggi reso noto il suo parere sull’esposizione dietetica alla sostanza chimica bisfenolo A (BPA).
L’esposizione al BPA attraverso il cibo è dovuta al suo impiego in talune materie plastiche ed altri materiali usati in prodotti come bottiglie e lattine.
Il BPA viene, infatti, usato nella produzione del policarbonato, una plastica rigida impiegata nella produzione di biberon per neonati, piatti, tazze, brocche, caraffe, stoviglie per forni a microonde e recipienti per la conservazione degli alimenti. Se ne fa uso comune anche nella produzione di resine epossifenoliche, impiegate per il rivestimento protettivo interno di lattine e coperchi metallici e per lo strato interno di serbatoi per l’acqua e tini per il vino.
Il BPA può migrare in piccole quantitá nei cibi e nelle bevande conservati in materiali che lo contengono.
Dopo un approfondito esame di tutti i dati disponibili, il gruppo di esperti scientifici ha concluso che, a questo punto, esistono le condizioni per stabilire pienamente, non più in via provvisoria, l’assunzione giornaliera tollerabile(TDI).
L’esposizione umana al BPA attraverso la dieta, inclusa quella di neonati e bambini, è di gran lunga inferiore al nuovo TDI.
Nella sua valutazione il gruppo di esperti scientifici ha prestato attenzione particolare a neonati e i bambini, poiché essi appartengono ai gruppi con la più alta esposizione potenziale dietetica al BPA in rapporto al peso corporeo.
Un bambino di tre mesi alimentato al biberon, che pesa intorno a
Il BPA rientra tra le sostanze chimiche potenzialmente in grado di interagire con i meccanismi ormonali dell’organismo (anche detti “distruttori endocrini”). E’ noto fin dagli anni ‘30 che il BPA è in grado di mimare l’azione dell’ormone sessuale femminile estrogeno. Gli effetti sulla fertilitá e la riproduzione nonchè sul sistema endocrino (ormonale) sono stati oggetto di un grosso dibattito scientifico, connesso a segnalazioni di effetti a basso dosaggio di BPA nei roditori.
Vsb:t