Il termine di sindrome metabolica descrive alcuni fattori di rischio cardiovascolari rilevabili contemporaneamente in un individuo. Questo provoca un aumento delle possibilità di incorrere in malattie cardiovascolari, ictus e arresto cardiaco. Sul British Medical Journal è stato pubblicato un lavoro che potrebbe spiegarci perché una vita professionale stressante può farci ammalare di sindrome metabolica. Gli studiosi del Department of Epidemiology and Public Health, presso lo University College di Londra hanno seguito per oltre 14 anni 10.308 lavoratori tra i 35 e i 55 anni. I ricercatori hanno considerato il campione in esame valutando a più riprese il loro livello di stress “da lavoro” e poi li hanno visitati stimando vari fattori che sono componenti della sindrome metabolica, quali obesità, pressione alta, livelli alti di colesterolo nel sangue. Per valutare tutti i fattori potenzialmente legati a questa patologia gli studiosi hanno anche tenuto conto della posizione sociale, dell’abitudine al fumo, del consumo di alcolici e della sedentarietà degli individui studiati. E’ emerso che gli uomini con lavori particolarmente stressanti hanno il doppio di possibilità di ammalarsi di sindrome metabolica; maggiormente a rischio sono i soggetti con impieghi di basso livello, confermando il dato che la sindrome metabolica è una malattia diversamente distribuita nei diversi strati sociali e che colpisce soprattutto quelli più bassi. Una possibile spiegazione potrebbe essere che lo stress prolungato compromette il sistema nervoso e di conseguenza compromette l’equilibrio fisiologico del corpo. Questo studio, hanno concluso gli autori, fornisce evidenza della plausibilità biologica del legame tra stress e malattie, peraltro già evidenziato in altri studi.
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