Nello scorso mese di febbraio il Ministero delle Attività produttive ha emanato un decreto nel quale ha riservato il nome di “colomba pasquale” ai prodotti che non contengono grassi idrogenati e altri ingredienti scadenti ed economici. Quindi solo le colombe prodotte con uova di categoria “A”, burro in quantità non inferiore al 16%, farina, zucchero, canditi, tuorlo ed eventualmente latte e miele, potranno chiamarsi “Colomba pasquale”, tutti gli altri prodotti prenderanno nomi di fantasia come “torta di Pasqua” o “dolce di Pasqua”. Il decreto tutela ancora una volta la qualità del prodotto, infatti in vendita ne esistono di poco costosi, preparati con ingredienti scadenti come grassi idrogenati, olio di palmisti, senza burro e uova. Un buon prodotto dovrebbe avere almeno il 16% di burro, il 15 % di canditi, uova intere (minimo 4 % in tuorlo), oltre a lievito a fermentazione naturale. L’utilizzo di lievito naturale comporta per le aziende produttrici un costo in termini di tempo poiché il suo utilizzo comporta una lievitazione di molte ore, ma il risultato è comunque visibile anche all’occhio e al palato meno attento: la colomba risulta soffice, fragrante con un aroma di burro e vaniglia. Naturalmente le colombe pasquali costeranno di più ma gli ingredienti saranno di prima qualità. Quindi occhio all’etichetta e al prezzo!
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