Fra le cause responsabili dell’insorgenza, in età adulta, dell’obesità c’è anche la scarsa autostima provata in adolescenza. Lo afferma un gruppo di ricercatori del King’s College di Londra, una delle più prestigiose università britanniche, che nel corso degli anni ha visto fra i propri studenti scienziati illustri, quali Maurice Wilkins (genetista, premio Nobel), Thomas Hodgkin (patologo), Peter Higgs (fisico).
Secondo la ricerca inglese, l’obesità si manifesterebbe con maggiore incidenza in quei soggetti che, nell’età dello sviluppo, hanno dimostrato scarsa fiducia in sé stessi, non importa se nel campo strettamente di studio, in quello sportivo, nelle vicende sentimentali adolescenziali o in più di un settore.
Quel senso di inadeguatezza, con conseguente introversione, che caratterizza spesso l’età giovanile avrebbe quindi pesanti conseguenze sulla salute dell’individuo.
Un’indagine durata quarant’anni
L’indagine condotta dai ricercatori del King’s College ha preso le mosse negli anni Settanta, con il monitoraggio di 6.500 ragazzini adolescenti, dai dieci ai quattordici anni, maschi e femmine. Di tutti sono stati registrati altezza e peso e, attraverso la somministrazione di semplici test, è stata valutata la condizione di autostima. Oggi, quei soggetti che quasi quarant’anni fa si erano dimostrati poco sicuri di sé e scarsamente fiduciosi nelle proprie capacità, risultano essere i più soggetti all’aumento incontrollato di peso.
Le conclusioni
Una ennesima conferma, quindi, che l’obesità è una disfunzione dell’organismo legata a fattori non soltanto di metabolismo ma anche psicologici; e nemmeno si può affermare che la scarsa autostima adolescenziale possa essere l’unica causa di obesità. Ma sicuramente una certa insicurezza e emotività in età giovanile rappresentano fin dai primi anni dello sviluppo un elemento di forte contrasto all’autocontrollo del proprio peso attraverso la stretta vigilanza sui propri regimi alimentari.
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