Sabato 1 ottobre: in tutto il mondo si è celebrata la Giornata Mondiale dei Vegetariani.
Secondo dati raccolti e diffusi dall’Eurispes, sono circa 5 milioni gli italiani che hanno fatto la scelta di non consumare cibi di origine animale e di questi lo 0,4% sono “vegan”, rinunciando anche a latte e uova. Sono soprattutto donne (7,2% contro il 5,3% degli uomini) e giovanissimi dai 18 ai 24 anni (13,5% contro il 9,3 degli over 65) ad abbracciare questa disciplina alimentare.
La motivazioni? Per il 44% un’ideologia animalista e per la restante parte la convinzione di arrecare beneficio alla salute sia direttamente (attraverso un’alimentazione più sana) sia indirettamente (il 18% delle emissioni di Co2 nell’atmosfera derivano dalla fermentazione dei mangimi all’interno dell’intestino degli animali allevati dall’uomo).
Spiega Leonardo Pinelli, vicepresidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, che “il saldo totale delle risorse alimentari destinabili all’uomo è pesantemente intaccato dalla destinazione di risorse vegetali all’alimentazione degli animali da allevamento: se la maggior parte della popolazione mondiale divenisse vegetariana, e si riservassero così all’alimentazione umana le estensioni a latifondo oggi appannaggio della produzione di foraggi, potremmo arrivare a sfamare ben 11 miliardi di persone, ben più dell’attuale popolazione mondiale”.
I consumatori vegetariani sono sempre più numerosi e rappresentano circa il 9% della popolazione italiana e il 6% di quella mondiale. Ancora più numerosi, l’86% secondo la Doxa, gli italiani propensi ad acquistare prodotti realizzati senza utilizzo di prodotti animali, certificati da enti indipendenti e identificati da un marchio. E’ per questo motivo che la Lega anti vivisezione (Lav) e l’Istituto per la certificazione etica e ambientale (Icea) lanceranno presto il marchio “100% vegetale”, che garantirà che un prodotto non contiene né è stato trattato con proteine animali. (Adn-Kronos).
Vsb:t