La storia con Silvietta procede tranquilla e serena. Io nel mio intimo continuo a sentirmi profondamente single; lei, fresca di separazione dal marito, non vuole ascoltare discorsi impegnati… ma la sua presenza al mio fianco mi è preziosa, specialmente adesso che sono sotto pressione perché la pazienza dell’editore è definitivamente finita e entro pochi mesi devo assolutamente consegnare il libro, ovviamente finito; altrimenti, dovrò restituirgli – come da contratto – il 50% dell’anticipo ricevuto, che ovviamente ho già speso.
Quindi, non ho alternative. Però Silvietta mi aveva fatto promettere che appena la stagione lo avrebbe permesso, avremmo inforcato la moto e organizzato un fine settimana in Camargue, nel sud della Francia.
Il week end giusto arriva: le previsioni meteorologiche concordano sull’assegnare alte pressioni a tutto il bacino del Mediterraneo – la primavera ormai si sta avvicinando a grandi passi – e un venerdì pomeriggio di metà febbraio partiamo.
Prima tappa, Nizza. La città che diede i natali a Garibaldi è oggi una delle più grandi dell’intera Francia e il suo aeroporto intercontinentale è uno dei più attivi al mondo. Non ha però perso le caratteristiche dell’antico borgo marinaro italiano, con il suo mercato del pesce e quello delle verdure, i portici e una frenetica animazione per le strade. Ci fermiamo a Nizza soltanto il tempo necessario per dormire e il sabato mattina siamo già in sella per addentrarci nella Camargue, magica isola naturalistica che ha nella antica città di Arles il suo capoluogo.
Dopo un’intera giornata trascorsa a visitare luoghi indimenticabili, la fame bussa con insistenza ai nostri stomaci, che sono in fase di disintossicazione dalle recenti festività di fine anno. Individuiamo, proprio ad Arles, un ristorantino che ci pare faccia al caso nostro, ed entriamo. Il locale è carino, anche se un po’ asettico, e si propone come un luogo in cui poter assaggiare “la vera cucina francese”: nonostante l’affermazione ci paia un po’ presuntuosa, decidiamo di ordinare il menu “Tour de France”, proprio quello che ci consentirà di collaudare tutte (o quasi) le specialità d’Oltralpe.
Iniziamo con un antipasto tipico della Provenza, i pomodori ripieni.
Gustosi e di bell’aspetto, sono decisamente invitanti: tonno, uova, capperi, acciughe, tanta maionese ne fanno un piatto straordinariamente ricco, sufficiente da solo a soddisfare le esigenze nutritive di un’intera giornata – o quasi – e invece siamo soltanto all’inizio…
La nostra scelta per il primo dei piatti forti della serata cade sulle lumache alla Borgognona, una vera raffinatezza immersa negli aromi e soprattutto nel burro, utilizzato in quantitativi insoliti per le nostre abitudini. Naturale o aromatizzato alle erbe, il grasso animale è il vero protagonista della cucina francese, provare per credere…
A seguire, facendoci consigliare dal gentilissimo cameriere al quale avevamo richiesto esplicitamente qualcosa di non molto pesante, affrontiamo una generosa porzione di nodini “alla moda di Caen”, in cui la carne di vitello viene cotta nel burro e nella pancetta, e servita con una salsa di panna, farina, latte e tuorli d’uovo. Forse, il nostro concetto di leggerezza è diverso da quello dei cugini francesi: resta il fatto che fatichiamo a vuotare il piatto… e pensare che non ci hanno praticamente servito pane!
Alla fine di tutto, c’è spazio soltanto per il dolce: una Charlotte al cioccolato è quello che ci vuole, fresca ma ricca di gusto. Per accompagnare come si deve questo delizioso dessert, un altrettanto delizioso bicchierino di Muscatel, il tipico vino dolce del Sud della Francia.
Quando tutto è finito, centellinando un bicchierino di Armagnac come ottimo digestivo, comincio a fare qualche riflessione sull’esperienza gastronomica della serata: se non si sta più che attenti, la cucina francese presenta alcuni rischi non indifferenti per i nostri stomaci. L’invadenza del burro e delle salse, della panna e delle uova tende a condizionare il risultato finale contribuendo ad aumentare a dismisura il contributo calorico.
Per fare un esempio, tutta la cena di questa sera – considerato che non ci è stata servita pasta e il pane era pochissimo – avrebbe potuto considerarsi quasi dietetica, se non fosse stato per l’esagerato quantitativo di burro, salse, uova e panna presente nelle ricette. Soltanto di burro, ho calcolato di aver introdotto nel mio fisico più di tre etti. Un’autentica esagerazione…
Per fortuna che a casa mi aspetta la mia piccola palestra del benessere: domani sera, tornando dalla nostra gita d’Oltralpe, accompagnerò Silvietta a casa e poi mi tufferò subito fra le accoglienti braccia delle mie affezionate macchine per il fitness. Un’oretta di ellittica a un livello di difficoltà del 3/3,5% mi consentirà di restituire ai francesi tutte le calorie che il loro smodato modo di cucinare mi aveva fatto immagazzinare. E per qualche giorno, dieta vegetariana!
Vsb:t