Beh, adesso le vacanze sono proprio finite. Settembre, anche se per ora mite, già fa capire quali intenzioni avrà: essere l’anticamera dell’inverno che poi con ottobre si paleserà in tutta la sua tristezza. Comunque, lasciata la Romagna e il mare, rieccomi a Milano. Il libro è quasi finito e Giulio, il mio editore, ha deciso di lasciarmi in pace. Fra quindici giorni al massimo glielo consegno, così mi levo dalle scatole il problema. Poi dovrò trovarmi qualcosa da fare per l‘inverno, ma questo è un altro discorso. Mentre rimugino questi pensieri, suona il telefono.
Le premesse di un week-end esagerato
E’ Elisabetta, la moglie di Renato, amici di vecchia data. La proposta è allettante: una cena in giardino, a casa loro, per sabato sera. Abitano in collina, non lontano dalla città, dalle parti di Broni, Oltrepò Pavese. Mezz’ora di moto e potrei essere là. Decido di andare. Un bel sabato sera in compagnia, perché no?
Passano pochi minuti, e sul display del cellulare appare un SMS: “Vieni a pranzo da noi domenica a mezzogiorno? Facciamo il barbecue sul balcone! Non puoi mancare. Alberto e Stefania”. Accidenti… Si vede proprio che sono finite le ferie e tutti gli amici tornano alla base. Meglio così: ho proprio voglia di vedere gente e tra sabato sera e domenica a mezzogiorno farò il pieno…
Ancora non sapevo che nemmeno un quarto d’ora il telefono sarebbe squillato di nuovo: è Fabrizio, il mio ex compagno di università, che mi vuole invitare per il week-end nella sua casetta di Vimercate, appena fuori Milano, verso Lecco. Gli rispondo che il sabato sera e la domenica a pranzo sono già impegnato ma lui non demorde: mi propone la domenica sera. Cosa faccio? Beh, accetto… In fin dei conti, volevo incontrare gente e sono stato accontentato da un destino generoso. E sicuramente, per questo week-end, non dovrò fare la spesa.
Inizia il tour-de-force…
La villetta in cui abitano Renato e Elisabetta ha un bel giardino, dal quale si può ammirare un bel panorama sulle colline oltrepadane e sui vigneti che cominciano a rosseggiare. All’arrivo, mi aveva accolto un persistente profumo di carbonella, dal quale avevo presunto il menu della serata: barbecue, o meglio, grigliata mista. Penso che anche domani a pranzo sarà barbecue da Alberto e Stefania. Per fortuna che la cucina alla griglia mi piace.
E’ Renato, che da bravo padrone di casa, si sta occupando della cucina, sventolando le braci per attizzare un po’ il fuoco. Sono uno dei primi ad arrivare, e così Renato mi intrattiene sull’origine del termine barbecue, raccontandomi per l’ennesima volta che la parola è di origine caraibica e significa, letteralmente, “carne fritta”. A questo punto, chi ascolta la storia del nome deve obbligatoriamente chiedere: “Come mai fritta? Non è cotta alla griglia?”, così Renato può completare la sua lezione, dicendo che della cattiva traduzione sono responsabili i marinai statunitensi che nell’Ottocento solcavano il Mar Caraibico e importarono in America del Nord questo modo di cottura. E a questo punto, ineluttabilmente, ogni volta Renato termina spiegando che lo stesso errore è stato commesso anche in Europa nei confronti dell’arabo kebab, che pur essendo cotto allo spiedo letteralmente significa “carne fritta”. In altre parole, barbecue e kebab sono sinonimi. Chi l’avrebbe mai detto? Io, perché questa storia Renato me l’ha raccontata almeno trenta volte. D’accordo che insegna linguistica all’Università, ma dovrebbe stare attento a non esagerare.
Prima della grigliata, comunque, Elisabetta ci offre la sua famosa pasta al forno, realizzata seguendo una delle ricette classiche, certo non la più dietetica (ammesso che ne esista una): pasta all’uovo, ragù di carne, mozzarella, prosciutto cotto, besciamella e abbondante parmigiano. Affronto la mia porzione con indomito coraggio e l’anniento in pochi bocconi. Era tutta estate che non mangiavo pasta al forno… e ne avevo proprio voglia. E adesso, sotto con la griglia: la serata scorre piacevolmente, fra costine, braciolette, bistecchine di coppa e salsicce: penso che un musulmano sarebbe praticamente morto di fame, con tutto quel maiale. La carne è gustosa e molto tenera, sapientemente messa in concia per qualche ora in olio insaporito da erbe aromatiche e pepe e poi cotta a brace molto calda. Decisamente, Renato si fa amare più come esperto di barbecue che come conversatore. La compagnia è allegra, riscaldata da una frizzante Bonarda locale che scorre nei bicchieri. Ma non è finita! Dopo il barbecue, non avrebbe potuto mancare il dolce: una bella fettona di crostata di uva, un’interessante variazione sul tema delle paste frolle con frutta, alla quale non manco di fare onore. E’ ormai mezzanotte passata quando saluto Elisabetta, Renato e gli altri. Devo tornare a Milano, a dormire almeno un po’ prima dell’altro barbecue annunciato, quello di domani a pranzo a casa di Alberto e Stefania.
…delle grigliate. Da non credere!
Alberto e Stefania vivono in appartamento, in zona Lorenteggio a Milano. La casa non è grande ma ha un enorme terrazzo, quasi un giardino pensile. L’ideale per organizzare piccoli ricevimenti e barbecue, dei quali – in questo caso – la specialista è lei, Stefania, che sostiene di avere appreso tutti i segreti della grigliata da un suo fidanzato americano con il quale aveva avuto una storia prima di conoscere Alberto. Che sia vero o no, nessuno può saperlo ma il mix di carni predisposto per la cottura sulle braci (maiale, vitello, pollo) è davvero invogliante perfino per me, che solo da qualche ora ho finito di mangiare barbecue in un’altra casa. Anche in questa seconda tappa del mio tour de force, per un singolare scherzo del destino, la grigliata mista è preceduta da una generosa porzione di pasta al forno, cucinata da Alberto. Questa è meno ricca di quella di ieri sera, forse c’è più pomodoro che ragù, ma è decisamente più grassa: Alberto ama sia il burro sia l’olio e ne fa uso con generosità, come testimoniato dalla sua stazza decisamente sovrappeso. Giuro: faccio un po’ fatica a finire la mia porzione, anche perché il profumino invitante che proviene dalla griglia mi invita a lasciare spazio almeno per qualche costina, una salsiccetta, una braciola. Con l’aiuto di un paio di bicchieri di un rosso fermo, credo valtellinese, compio il mio dovere. E assaggio anche la crostata di fichi conclusiva, innaffiata da una flute di spumante ghiacciato.
Comunque, lascio la compagnia per primo perché ho un altro impegno “mondano” da rispettare: la cena da Fabrizio. Spero davvero in qualcosa di leggero, non so: verdure crude, ricotta magra, yogurt, una spremuta… ma ho poche speranze, perché Fabrizio – inveterato single – le poche volte che invita qualcuno tende a fare le cose in grande. Speriamo bene.
Arrivo a Vimercate al tramonto, con la visiera del casco piena di moscerini. La casetta di Fabrizio è in una frazione chiamata Oreno ed è dotata di un bel giardino. Ci sono almeno una decina di persone che non conosco, ma è gente allegra e socializziamo in fretta. Mi guardo intorno: nessuno sta cucinando e, soprattutto, non ci sono griglie accese. Cosa mangeremo? “Anche niente”, dice il mio stomaco, ma non sarà così. Fabrizio scioglie subito l’enigma con un annuncio: “Amici, siccome l’ultima volta che ho organizzato una cena a casa mia ho saputo che qualcuno è stato male, per non sentirmi in alcun modo responsabile ho pensato di ordinare una bella grigliata mista al ristorante qui vicino. A minuti arriveranno con il catering, e buon appetito a tutti!”.
Avrei voluto morire… Ancora barbecue. Questa volta, almeno, insieme alla carne di pollo e maiale ci sono anche delle verdure grigliate, sulle quali mi accanisco… Ma, mi stupisco da solo, non riesco a resistere alla tentazione di un bel piattone di carne. Per fortuna, non ci sono né pasta al forno né dolci, che mi avrebbero potuto mettere in seria difficoltà.
… e finalmente cyclette!
Poco dopo mezzanotte, lascio la compagnia, inforco la moto e me ne torno a casa. Penso al disordine alimentare di questo incredibile week-end in full immersion con la griglia: fatti due rapidi calcoli, devo aver trangugiato almeno 5000 calorie in poco più di 24 ore. Il barbecue è un modo di cucinare sufficientemente salutare, con pochi grassi, ma io ho proprio – per quanto in parte incolpevolmente – esagerato. E poi, le paste al forno e le torte dove le mettiamo? Fortunatamente a casa ho pronto il rimedio: un’ora e mezza di cyclette a velocità costante, controllando grazie al cardiofrequenzimetro che il mio sforzo sia finalizzato a bruciare i grassi e non gli zuccheri, che sono la fonte energetica del nostro corpo.
E non parlatemi di barbecue per almeno sei mesi, grazie!
Paolo
Vsb:t