Da qualche tempo è venuto ad abitare nel mio palazzo un giovanotto inglese, proveniente da Purley, un ridente paesino del Surrey, a sud-est di Londra. Ci siamo incontrati un paio di volte in ascensore e ci siamo stati simpatici a prima vista. Beh, il mio inglese non è proprio fluente e il suo italiano non è certo perfetto, ma ci capiamo. E quindi è stato naturale invitarlo un venerdì sera, per trascorrere una serata in compagnia con un po’ d’amici. Henry, così si chiama, ha un hobby che a noi interessa molto: la cucina, in particolare quella inglese, della quale è un accanito sostenitore. Quindi, alla sua proposta di dedicare l’intera serata alla degustazione della semisconosciuta gastronomia del Regno Unito, un coro di entusiasti “YEAH!” si è levato telefonicamente.
Quella inglese: una cucina tutta da conoscere
Ammettiamolo. La cucina inglese non gode di una gran fama, ma non manca di originalità e di buon gusto. Specialmente nelle case, più che nei ristoranti, è possibile entrare in contatto con autentiche leccornie di origine antica e ricche di accostamenti inconsueti. Perché allora la cucina d’Albione è così misconosciuta? Probabilmente a causa delle infatuazioni culinarie che gli inglesi stessi hanno subito nei confronti delle cucine degli altri; spaghetti alla bolognese, pollo al curry, hamburger, ratatouille, pizza, wurstel conditi con salse a non finire: è questo che soprattutto a Londra e dintorni capita di mangiare nei locali. Ma quella che il nostro amico Henry vuole farci scoprire è tutta un’altra cosa: e alla fine lo ringrazieremo per averci fatto vivere un’esperienza sensoriale davvero inconsueta.
Si fa presto a dire Fish and Chips…
Merluzzo fritto in pastella e patate fritte: ecco il piatto nazionale inglese, il famoso –questo sì- Fish and Chips. Il nostro anfitrione ce lo ha preparato con cura, secondo la ricetta di sua nonna: si fa presto a dire “frittura di pesce e patate”… Innanzitutto, il merluzzo deve essere alto almeno un pollice e pastellato con una miscela di birra, farina e maizena (amido di mais). Le patate vanno cucinate due volte: una prima da sole, a fuoco lento per cuocere l’interno del tubero, opportunamente fatto a spicchi o parallelepipedi. Poi fritte insieme al pesce con abbondante condimento. Ma il gran segreto è servire il piatto con una delicata crema di burro e piselli: un abbinamento sgrano ma più che gradevole, completato dall’aroma di menta dato dall’aggiunta a crudo di qualche fogliolina. Davvero, tutto diverso da quello che avevo mangiato per giorni e giorni nelle bancarelle londinesi. Ma la lancetta della bilancia già comincia a muoversi verso l’alto: una porzione di Fish and Chips vale circa 800 calorie… e siamo soltanto all’inizio!
Buono lo Shepherds Pie
Avevo sentito parlare dello Shepherd’s Pie, ma non lo avevo mai mangiato… Immaginatevi una pirofila nella quale verserete quanto precedentemente soffritto in una padella: carne trita di agnello, pisellini, salsa di pomodoro e cipolle. Coprite poi il tutto con un bel puré di patate, schiacciate con un forchettone e infilate in forno fino a quando il puré non sarà perfettamente dorato. Appetitoso davvero, ma fra le patate, il burro e l’agnello… fanno un migliaio di calorie, così senza esagerare nella porzione. E se avessimo utilizzato carne di pecora, come vorrebbe la ricetta originale, sarebbe stato pure peggio!
Una cream quasi dietetica
Per pulirci la bocca, Henry ci propone una cream: gli inglesi ne vanno letteralmente pazzi. Da noi si chiamano vellutate, e si possono preparare con ogni tipo di verdura: lui ha scelto le carote. Finalmente, un piatto dietetico, direte voi… se non fosse per i due cucchiai di panna da cucina che obbligatoriamente dobbiamo aggiungere in ogni piatto. Totale calorie, arrotondando: facciamo 200..., ma se aggiungete dei crostini di pan carré abbrustoliti nel burro (facoltativi), si fa presto a salire. La funzione della cream è quella, come il nostro sorbetto, di spezzare la successione dei piatti forti.
Una torta di carni
Ecco quindi la seconda pietanza: una ricetta gallese, lo steack and kidney pie (pasticcio di carne e rognone): manzo e rognone di vitello a bocconcini stufati con la cipolla, messi in una tortiera rivestita e ricoperta con pasta brisée e messi in forno. A cottura ultimata, l’aspetto è quello di una nostra torta salata, ma il contenuto (e le calorie) sono ben diverse: nel computo calorico la pasta brisée fa la parte del leone, rappresentando il 60% del totale di 450 a porzione (scarsa). Rimane il dolce: siamo quasi stremati, ma come fare a rinunciare a una bella fetta di plum pudding?
Non è Natale, ma…
A dire il vero, si tratterebbe del tipico dolce natalizio, ma è talmente insolito e buono che si trasgredisce volentieri al calendario: questo budino di prugne secche vede la presenza di mandorle, canditi, spezie, uova, rhum, birra scura e, udite udite!, grasso di rognone.
Davvero ottimo, nonostante le apparenze e le premesse, ma straordinario anche il contenuto calorico: soltanto 125 calorie a fettina… peccato che era talmente buono che ne ho mangiate quattro!
E il bere, direte voi? Abbiamo pasteggiato a birra scura doppio malto, con abbondanza: diciamo una pinta (50 cl) a testa, che fanno 365 calorie.
Il rimedio per me e Henry
Ebbene sì, abbiamo esagerato anche questa volta, e non poco. Adesso sono troppo stonato per pensarci seriamente, ma domattina appena sveglio so cosa fare: dall’altro ieri sono nuovamente in possesso di uno stupendo NordicTrack X3 – Incline Trainer, che avevo prestato a un mio amico decisamente sovrappeso, l’ideale per sentirsi in forma senza bisogno di essere uno skyrunner. Anzi, chiederò al mio vicino Henry se vorrà approfittarne, prima di decidersi a comprarne uno anche lui. D’altra parte, è pur sempre il massimo responsabile delle troppe calorie di stasera!
Paolo
Vsb:t