Il frutto che compare a primavera inoltrata sui banchi di frutta e verdura dei nostri supermercati, contraddistinto da un bel colore giallo aranciato pallido, è scientificamente classificato come Eriobotrya Japonica e altrimenti noto come nespola del Giappone. Se la si chiamasse soltanto nespola, si potrebbe confondere con la nespola comune, originaria dell’Europa e classificata come Mespilus Germanica.
La nespola comune è un frutto che viene colto alla fine dell’estate e diventa commestibile solo dopo aver riposato per settimane in luogo asciutto e ventilato (nei fienili, per esempio, usanza da cui deriva il noto detto popolare “Con il tempo e con la paglia maturano le nespole”).
Oggi non è più coltivata se non a livello sperimentale e fa parte dei cosiddetti “frutti antichi da salvare”, insieme al sorbo, alla giuggiola, al corbezzolo, alla pera cotogna e tanti altri.
La Sicilia, buon produttore
Entrambe le piante che danno questi frutti appartengono alla famiglia delle Rosacee (come albicocche, pesche noci, susine, pere, mele…). Mentre il nespolo del Giappone, essendo il suo prodotto edibile entrato a far parte delle abitudini alimentari di gran parte del mondo, è stato studiato e migliorato nelle sue varietà, il nespolo comune è oggi presente soprattutto come pianta selvatica in tutta la parte meridionale d’Europa. Intorno alla nespola del Giappone, invece, si sono sviluppati diversi cultivar: giapponesi (Mogi e Tanaka), lo statunitense Early Red, lo spagnolo Champagne (così chiamato per il suo colore giallo chiaro) e le qualità maggiormente coltivate in Sicilia, cioè la precoce di Palermo, il Nespolone di Trabia, la Nespola di Ferdinando.
Caratteristiche organolettiche
Il gusto della nespola del Giappone è delicato e particolare, con un sentore floreale e molto fresco, anche nei frutti più maturi. Quella leggera nota acidula ben presente soprattutto nei frutti più piccoli è un’altra delle sue caratteristiche migliori, che lo rendono anche prezioso ingrediente di succulente macedonie di frutta. Ma attenzione: diffidate delle nespole la cui superficie esterna è priva di piccole macchie o ammaccature; queste imperfezioni sono segno di completa maturazione. Il frutto acerbo, infatti, può risultare eccessivamente tannico e provoca quasi sempre la spiacevole sensazione di “legare” o “allappare” la bocca.
Proprietà nutrizionali
La nespola contiene molta acqua e una discreta quantità di fibre: 100 grammi di polpa apportano soltanto 47 calorie, ben presenti anche sali minerali, potassio, fosforo, magnesio e calcio e una buona dotazione di vitamine B e C. Aiuto concreto contro l’intestino pigro, un decotto di buccia e polpa può essere anche un efficace diuretico.
In cucina: caramelle di nespole
Prendete 500 grammi di nespole mondate dei semi, delle bucce e della pellicola biancastra che avvolge i semi.
Mettetele in una capace pentola, copritele con 400 grammi di zucchero, incoperchiate e lasciate appassire per una notte.
Prima di cuocere, aggiungere un cucchiaio di fecola di patate.
Cuocere a fuoco lento, mescolando ogni tanto, fin quando il composto non sia completamente denso. Quando si è ben rappreso (ma è ancora bollente), lo si versa sulla placca del forno cosparsa di zucchero a velo, lo si spiana con un piccolo mattarello e si lascia raffreddare per una notte. La mattina, se necessario, si spiana ancora, aggiungendo zucchero a velo, si taglia in piccoli quadrati che conserverete –incartati uno per uno nella stagnola- in vasi di vetro o scatole di latta.
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