La più accreditata definizione di osteoporosi non è oggi quella di una malattia delle ossa, come invece si era portati a considerarla anni fa. Da studi più recenti, l’osteoporosi è definita come una conseguenza naturale del processo di invecchiamento che si manifesta attraverso una progressiva riduzione della densità dello scheletro colpendo – per motivi legati a fattori ormonali – più le donne che gli uomini.
Sconosciute sono invece le cause che provocano una maggiore sensibilità all’osteoporosi da parte degli individui di razza bianca rispetto a quelli di razza africana, afroamericana, aborigena australe: quest’ultima constatazione ha spinto alcuni ricercatori a definire l’osteoporosi come un fenomeno essenzialmente eurasiatico, ma non esistono prove precise in tal senso, né è possibile da questa constatazione trarre conclusioni epidemiologiche di alcun tipo.
Quando e perché si manifesta
Il fatto che ogni osso del nostro scheletro riduca la propria densità con l’invecchiamento, è da considerarsi assolutamente naturale; la predisposizione all’osteoporosi da parte degli individui di sesso femminile è, altrettanto naturalmente, una conseguenza della menopausa: con la cessazione delle mestruazioni, le ovaie non producono più estrogeni (gli ormoni essenziali che hanno fra gli altri compiti anche quello di contribuire all’irrobustimento delle ossa e conservarne la massa). Ma l’osteoporosi si può manifestare anche come conseguenza di un’alimentazione sbagliata, troppo povera di calcio; dell’asportazione chirurgica delle ovaie; della somministrazione prolungata di terapie farmacologiche a base di cortisone o di corticosteroidi in genere; di una immobilità prolungata. Recenti ricerche hanno dimostrato, senza scoprirne la causa diretta, che il processo degenerativo dell’osteoporosi è più accelerato nei forti bevitori e fumatori. Uno stile di vita sano, senza esagerazioni, pare essere quindi alla base di una manifestazione meno aggressiva.
Sintomi e diagnosi
Un’altra caratteristica dell’osteoporosi è di essere spesso asintomatica, di non manifestare cioè a chi ne soffre alcun segno della presenza di un processo degenerativo in atto. Il più delle volte l’osteoporosi si manifesta con una frattura (braccio, gamba, …) in conseguenza di una caduta o di un urto non grave. Nei sofferenti di osteoporosi, in particolare, si notano fratture del radio o dell’ulna poco sopra il polso; del femore nella sua parte più alta; di una o alcune vertebre senza alcun apparente motivo. Specialmente in questo ultimo caso, l’osteoporosi può essere causa di dolori fortissimi a causa della conseguente irritazione di un nervo spinale. Esami del sangue, radiografie e biopsie sono gli strumenti attraverso i quali si può determinare con sicurezza la presenza della patologia. Quando il processo è ormai in atto, qualcosa si può fare per cercare di limitare i danni, anche se è soprattutto la prevenzione, come vedremo successivamente, a poter contribuire a rendere questo inevitabile processo degenerativo. Il tessuto osseo andato perduto non può essere reintegrato facilmente, ma si può evitare di peggiorare la situazione con una dieta ricca di calcio, presente nel latte e nei suoi derivati, nella lattuga e in genere in tutte le erbe da taglio, negli agrumi, nelle sardine e in altri tipi di pesce azzurro, nei molluschi. In caso di impossibilità a procurarsi questi cibi o in presenza di eventuali intolleranze, esistono in commercio integratori alimentari a base di calcio di assoluta efficacia. Un altro possibile intervento, riservato alle donne, è la somministrazione di una terapia sostitutiva ormonale per compensare la ridotta produzione di estrogeni: secondo alcune indagini, questa procedura ha dimezzato i casi di fratture causate dall’osteoporosi in pazienti in menopausa.
Movimento fisico, un vero toccasana
E’ da alcune osservazioni più sociologiche che mediche che gli studiosi si sono accorti della maggiore diffusione dell’osteoporosi nel corso dell’ultimo secolo. Nella prima metà del secolo scorso, infatti, questo processo degenerativo naturale sembrava procedere con più lentezza o addirittura non colpire affatto donne anche anziane che quotidianamente affrontavano la durissima vita dei campi, come ci hanno fatto vedere alcuni film famosi quali “Novecento” o “L’albero degli zoccoli”, efficaci ritratti di un’Italia contadina che popolava le campagne e in assenza di automazione (ma anche di comodità o passatempi sedentari) traeva dal proprio fisico tutta l’energia necessaria al lavoro e allo svago. Il progressivo abbandono dell’agricoltura e il forzoso trasferimento in città ha stravolto equilibri consolidati e ridotto ai minimi termini l’esercizio fisico come pratica di massa. L’aumento del benessere, quindi, se da un lato ci ha arricchiti di salute, dall’altro ci induce a comportamenti che vanno in controtendenza rispetto a quelli necessari a preservarci la salute stessa.
Mantenere l’efficienza della propria massa ossea attraverso l’esercizio fisico già durante l’adolescenza è importante per la prevenzione dell’osteoporosi, così come proseguire durante tutto il resto della vita ritarda notevolmente l’inevitabile, ma ritardabile, degenerazione delle ossa. Per esempio, correre, camminare (a passo veloce per almeno 5 chilometri a settimana), salire le scale di buon passo almeno tre volte la settimana, be re poco alcool, non fumare e nutrirsi in maniera equilibrata (almeno 1,5 mg di calcio al giorno) in una persona di quarant’anni aumenta la densità ossea del 5 per cento in meno di un anno.
Molteplici studi hanno dimostrato che la pratica quotidiana di esercizi aerobici, sollevamento pesi, uso regolare di attrezzature specifiche per il fitness possono mantenere inalterata, o addirittura incrementare, la densità ossea nelle donne in menopausa, con conseguente miglioramento del senso dell’equilibrio e del portamento, con una progressiva diminuzione del rischio di cadute e conseguenti fratture.
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