Nel calendario contadino, il mese di novembre era quello consacrato alla macellazione del maiale, la cui carne sarebbe stata fonte di grassi e proteine per tutta la famiglia, e per molti mesi. Oggi, i ritmi industriali della produzione alimentare hanno convinto i poveri maiali a essere macellati lungo tutto lo svolgersi dell’anno
il mese di novembre è, tanto per i suini quanto per chi li alleva, un mese come un altro.
Tutti alla “Maialata”
Soltanto qualche agriturismo, in vena di rievocazioni pseudo storiche dei bei tempi andati, ha fatto propria, con opportuni aggiornamenti, la grande festa contadina che faceva da cornice all’uccisione del maiale e l’ha battezzata, con scelta del termine davvero poetica, La Maialata. Io normalmente rifuggo da queste celebrazioni che sanno di stantìo e commemorativo, ma la telefonata di Sergio non ammetteva repliche: “Domenica si va alla Maialata e chi arriva ultimo paga da bere per tutti”. Orbene, Sergio era motociclista come me, appassionato delle due ruote ma nemmeno troppo, specialmente quando la temperatura esterna scendeva sotto i 10 gradi. Era quindi tradizione, ogni novembre, che noi del “giro” dei motociclettari sensati si organizzasse un pranzo per dare il momentaneo addio al nostro mezzo preferito, che sarebbe stato messo in garage fino a primavera. Quest’anno, non so su proposta di chi, avevano deciso di andare nella Bassa cremonese, in un agriturismo a pochi chilometri dal capoluogo, in aperta campagna. Manco a farlo apposta, sul cancello della tenuta agricola campeggiava un grosso cartello scritto con un inchiostro rosso scuro che ricordava il sangue di maiale (o forse lo era):
“OGGI MAIALATA COME UNA VOLTA, EURO 50 VINI INCLUSI, SI ACCETTANO CARTE DI CREDITO”.
A parte che “una volta” non c’erano l’euro e le carte di credito, il tutto sembrava sufficientemente rustico. Non ce l’avevo fatta ad arrivare primo (Sergio probabilmente era già lì dall’alba per paura di dover pagare) ma comunque ero al riparo da ogni rischio. Visto che era già quasi mezzogiorno, in attesa degli altri ci siamo scolati una bottiglia di Bonarda dell’Oltrepò, tanto per gradire. Come stuzzichino, insieme al vino, un po’ di ciccioli di maiale, quegli appetitosi e salatissimi ritagli di carne, grasso e cotenna che non mangiavo da anni: neanche un etto, e già 500 calorie in più inquinano il mio metabolismo.
Arrivati gli altri, ci mettiamo a tavola. Come antipasti, ci portano un bel vassoio di salumi: pancetta e coppa sono particolarmente gustose (un paio di fette per tipo totalizzano 350 calorie); il salame è leggermente meno calorico (250) ma anche meno saporito. Volendo fare il bis, non ho quindi dubbi, e mi faccio del male fino in fondo.
Un menu nutrizionalmente insensato
Il ristoratore, lasciando trascorrere un po’ di tempo, ci lascia illudere che gli antipasti siano finiti: invece arrivano ancora delle belle fette di cotechino fumante (sulle 300 calorie cadauna), un paio di cucchiaiate abbondanti di fagioli bianchi con le cotiche (800 calorie per etto), una fettina di lardo speziato con il miele (100 calorie circa), nervetti di maiale con i ceci (120 calorie per porzione) e per finire, davvero rinfrescanti e gradite, delle zucchine sott’aceto (solo 15 calorie per ettogrammo, sembra di sognare!)
Dopo una tale eruzione di antipasti, otteniamo dal ristoratore-contadino una pausa di riflessione. Facciamo due passi intorno alla cascina e notiamo che sta salendo un po’ di nebbiolina: l’autunno non perdona, sarà notte presto e noi dobbiamo ancora affrontare i primi. Sono “soltanto” due: risotto con pasta di salame (515 calorie) e tagliatelle all’uovo con analogo condimento (550): le porzioni sono abbondanti e le calorie pure, come da copione.
Una simpatica cameriera, che Sergio infastidisce con complimenti decisamente fuori luogo, si vendica avvertendoci che non è finita: stanno per arrivare i secondi piatti, degni eredi per pesantezza di quanto mangiato fino allora: costine con mostarda e salsa verde (quattro costine a testa, circa 800 calorie)
e polenta rustica con stufato di coppa di maiale (“soltanto” 350, grazie a una porzione che comprendeva più polenta che altro).
Stiamo letteralmente per cedere le armi e arrenderci, quando la notizia che sta per arrivare il dessert e che quindi sarà presto tutto finito ci coglie pieni di gioia. Dessert che, a corollario di una “maialata”, non può che essere salame di cioccolato: una fettina da un etto sono 450 calorie.
Un dinamico rimedio
Sono quasi le cinque del pomeriggio e la campagna cremonese è ormai preda indifesa della nebbia e della sera. Noi dobbiamo tornare a Milano in moto: fortunatamente, con tutte le calorie che abbiamo assunto non avremo difficoltà a resistere al freddo. Una “maialata” da migliaia di calorie, però, ha bisogno di ben altro per essere smaltita: il movimento fisico, come sempre, sarà il mio migliore alleato. Domattina, appena alzato, mi farò un’ora e mezza di cyclette a velocità costante, controllando grazie al cardiofrequenzimetro che il mio sforzo sia finalizzato a bruciare i grassi e non gli zuccheri, che sono la fonte energetica del nostro corpo.
Quando vi capita di esagerare, nessun problema. Un po’ di sano movimento vi riconcilierà con il benessere… e con la coscienza. Date un’occhiata qui: c’è qualcosa che fa per voi.
Paolo
Vsb:t