Grissino: una storia tutta piemontese
Il grissino, alimento di secolare origine, dal 1998 (ai sensi dell’art. 8 del D.Lgs. 30 aprile, n. 173) è annoverato fra i prodotti agroalimentari tradizionali della provincia di Torino. A inventarlo si suppone sia stato Antonio Brunero, fornaio di corte presso i Savoia, incaricato dal medico di casa reale Teobaldo Pecchio di trovare una soluzione per nutrire il futuro re Vittorio Amedeo II, inappetente e incapace di digerire la mollica del pane. Era il 1679, e da allora il grissino incontrò un crescente successo anche fuori dalla nobiltà. Quale che sia stata la sua vera origine, presentava degli indubbi vantaggi rispetto al pane: maggiore digeribilità e, soprattutto, la possibilità di essere conservato a lungo, anche diverse settimane. Il nome gli deriva da “gherssa“, forma di pane tradizionale piemontese dall’aspetto allungato, di cui è un diminutivo.
Rubatà e Stirà
Il grissino può essere di due tipi: “rubatà” (arrotolato) o “stirà” (stirato): il primo è lavorato per arrotolamento fino a raggiungere una lunghezza media di 60 cm e ha un aspetto irregolare; il secondo è ottenuto tirando la pasta fino a raggiungere la lunghezza voluta e tagliandola con un colpo di coltello; quest’ultimo, dalla forma più regolare, si è rivelato più adatto per una produzione meccanizzata già a partire dai primi anni dell’Ottocento. Oggi sono in commercio prodotti industriali derivati sia dal rubatà sia dallo stirà. Generalmente, i primi vengono denominati “rustici” e hanno avuto una diffusione di massa più recente, mentre il classico grissino senza ulteriori definizioni è discendente diretto dello stirà.
L’impasto da cui si ottengono i grissini non è dissimile da quello del pane condito (olio o strutto) ma esistono in commercio anche grissini privi di grassi, detti comunemente “all’acqua”. Hanno discreta produzione anche grissini aromatizzati con varie erbe o semi (origano, sesamo ecc.)
Cracker: direttamente dal Massachusetts
Il cracker è invece una specialità d’importazione, anche se ormai da decenni viene prodotto su larga scala anche in Italia. La sua origine viene fatta risalire ai primi dell’Ottocento a Milton (Massachusetts, USA) quando un certo Josiah Bent inventò come sostituti del pane dei biscotti sottili e croccanti che ben si prestavano a sfamare, mantenendosi freschi per settimane, i marinai imbarcati in partenza per lunghi viaggi. Come il grissino, anche il cracker può essere preparato con la presenza di altri ingredienti (pomodoro, formaggio) o senza grassi aggiunti: in quest’ultimo caso, viene definito “table water cracker”, marchio registrato dall’azienda che nel corso del XIX secolo rilevò il brevetto di Josiah Bent. Una curiosità: i buchi di cui è caratteristicamente contraddistinta la superficie dei crackers si chiamano “buchi di attracco” (in inglese docking holes) e svolgono la precisa funzione di limitare la formazione di bolle d’aria durante la cottura e di non ottenere, quindi, un prodotto troppo friabile e fragile.
A differenza dei grissini, che presentano sale soltanto nell’impasto, i crackers possono anche essere salati in superficie.
Alimenti a confronto
Per il confronto fra i valori nutrizionali dei due sostitutivi del pane, abbiamo preso in considerazione i prodotti di maggiore diffusione, che sono i grissini stirati all’olio e i crackers salati in superficie.
GRISSINI (100 g): calorie 433, proteine vegetali 12,3 g, carboidrati 61 g, grassi 13,9 g, fibre 3.5 g
CRACKERS (100 g): calorie 502, proteine vegetali 7,4 g, carboidrati 69 g, grassi 25,3 g, fibre 1,6 g
Ricordiamo anche i valori del pane:
PANE COMUNE (100 g): calorie 279, proteine vegetali 8,1 g, carboidrati 64,7 g, grassi 11,6 g, fibre 2,8 g
Per bruciare le calorie in eccesso ed avere una sana vita equilibrata vi consigliamo di effettuare almeno 2-3 volte a settimana dell’esercizio fisico. Ecco qualche consiglio.
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